lunedì 11 maggio 2020

La Comunione sulla mano è davvero un sacrilegio? (613) 15-1-24

Coloro che seguono da tempo il blog sanno che nutro un profondo disprezzo sia per il lassismo, solido alleato del modernismo, sia per il rigorismo esasperato che serpeggia in taluni ambienti pseudotradizionalisti. Ricordo che per Sant'Antonino di Firenze e Sant'Alfonso Maria de Liguori i rigoristi trascinano le anime all'inferno facendo credere erroneamente alla gente che determinati atti umani costituiscano colpe gravissime mentre in realtà sono colpe veniali o addirittura non costituiscono alcun peccato.

Noi amiamo ricevere la Comunione direttamente in bocca principalmente perché in questo modo ci sono meno possibilità che qualche piccolo frammento possa staccarsi e andare disperso. Il Concilio di Trento insegna infallibilmente che anche in un frammento di Ostia consacrata vi è la Presenza Reale di Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, pertanto desideriamo trattare con tanto rispetto l’Eucaristia. 

Recentemente è ripartita a pieno ritmo la dura e aspra propaganda dei rigoristi, i quali affermano che se un fedele laico tocca l’Eucaristia con le mani commette un sacrilegio, pertanto esortano vivamente ad astenersi a tempo indeterminato dal ricevere la Comunione, qualora dal proprio vescovo venisse vietata la possibilità di ricevere il Corpo di Cristo direttamente in bocca. Ma questo soverchio rigore è fondato sulla falsità! Infatti i tradizionali manuali di Teologia Morale insegnano che in certi casi (per esempio se sta arrivando un esercito invasore che profana le chiese, oppure se sta per scatenarsi un’inondazione), se non c’è un prete a disposizione, qualsiasi fedele laico può prendere le Ostie consacrate e mangiarle tutte o distribuirle ad altri fedeli (cfr. “Dizionario di Teologia Morale”, compilato sotto la direzione del Cardinale Francesco Roberti, Editrice Studium, 1957). 

Se un atto umano è intrinsecamente perverso, come ad esempio l’aborto, l’adulterio, la fornicazione, l’idolatria, ecc., non può essere compiuto per nessun motivo al mondo, nemmeno per salvare la propria vita. Ma se i vecchi manuali di Teologia Morale, scritti in tempi in cui la Chiesa consentiva di ricevere la Comunione solo in bocca, insegnavano che in alcuni casi anche a un semplice fedele laico era lecito toccare con le mani l’Eucaristia, significa che non è un atto intrinsecamente peccaminoso, come invece lasciano intendere i rigoristi. E non lo è a maggior ragione oggi che in Italia (e in tanti altri Stati) è in vigore un indulto concesso dalla Santa Sede che permette di poter ricevere la Comunione sulla mano.

Del resto è risaputo che nella Chiesa dei primi secoli i fedeli si comunicavano ricevendo l’Eucaristia sulla mano. A tal proposito abbiamo le testimonianze scritte da autorevoli autori come Papa San Cornelio, San Cipriano, San Cirillo di Gerusalemme, Sant’Agostino, ecc. Se ragionassimo con i parametri dei rigoristi dovremmo pensare che tutti i santi e i martiri dei primi secoli erano “sacrileghi” perché ricevevano o distribuivano (se erano sacerdoti) la Comunione sulle mani. Ma un giudizio del genere sarebbe davvero blasfemo!

Su ordine del Sommo Pontefice il 25 marzo 2004 la “Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti” ha emanato un’Istruzione sulla Santissima Eucaristia, nella quale al numero 91 ha affermato che: “Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che «i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli». Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio [...]”. Mentre al numero 92 ha affermato che ogni fedele ha «sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca» (Istruzione «Redemptionis sacramentum», del Cardinale Francis Arinze e di Mons. Domenico Sorrentino, Libreria Editrice Vaticana).

Nel 2011 la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, all’epoca guidata dal Cardinale William Levada e Mons. Guido Pozzo, ha pubblicato, su ordine di Benedetto XVI, l’Istruzione “Universæ Ecclesiæ”, nella quale, al numero 28, si afferma: “Inoltre, in forza del suo carattere di legge speciale, nell’ambito suo proprio, il Motu Proprio Summorum Pontificum, deroga a quei provvedimenti legislativi, inerenti ai sacri Riti, emanati dal 1962 in poi ed incompatibili con le rubriche dei libri liturgici in vigore nel 1962”.

Tutti i vescovi e sacerdoti devono attenersi alle norme stabilite della Santa Sede, la quale ha l’esclusiva prerogativa di stabilire le norme liturgiche. Ma se ciò nonostante in una diocesi un vescovo impedisse ai fedeli laici di esercitare il proprio diritto di ricevere la Comunione in bocca, che fare? Secondo gli arcigni rigoristi bisognerebbe astenersi a tempo indeterminato dal ricevere la Comunione (anche per mesi, anni o per tutta la vita!), e qualcuno afferma addirittura che non bisognerebbe andare più nemmeno a Messa. 

Dotti e tradizionali autori di testi di Teologia Morale insegnano che ci sono dei casi in cui è obbligatorio ricevere la Comunione. Ne cito tre: 1) almeno una volta all'anno nel periodo pasquale, anche se il Codice di Diritto Canonico, per giusta causa, consente di adempiere questo precetto in un altro periodo dell’anno; 2) in pericolo di morte (Viatico); 3) ogni volta che un fedele, senza l’aiuto spirituale dell’Eucaristia, ritenesse di non riuscire a superare una grave tentazione. Ma se uno seguisse la propaganda rigorista, come potrebbe adempiere questi doveri che obbligano in coscienza? Quindi, secondo loro, un moribondo dovrebbe combattere l’ultimo e decisivo combattimento spirituale della vita, da cui dipenderà la sua salvezza o dannazione eterna, senza l’aiuto di Gesù Eucaristia ricevuto per Viatico? Assurdo!

Ma anche al di fuori dei motivi in cui è un dovere che obbliga in coscienza ricevere la Comunione, perché privarsi per un lungo periodo dell’aiuto spirituale che dona l’Eucaristia? Se una persona digiunasse per un giorno dal cibo corporale, ordinariamente non sarebbe un problema, ma se digiunasse per un lungo periodo finirebbe col far deperire il fisico e ammalarsi. Allo stesso modo se una persona si astiene volontariamente per un lungo periodo dalla Comunione rischia di indebolire l’anima, la quale risulterebbe molto più fiacca nel resistere alle tentazioni. La santità consiste essenzialmente nella perfezione della carità, la quale viene accresciuta notevolmente nell'anima di chi riceve l’Eucaristia con devozione.

Non ho scritto questo post per fare apologia della pratica della Comunione sulla mano, infatti ero e rimango un convinto fautore della devota pratica della Comunione in bocca. Il mio scopo è di tranquillizzare le anime di quelle persone pie che per devozione sentono un gran desiderio di ricevere la Comunione, ma temono di commettere un peccato qualora l’Eucaristia venisse data solo ed esclusivamente sulla mano. Queste anime non dovrebbero sentirsi in colpa se dovesse capitare una cosa del genere, purché, come insegna San Cirillo di Gerusalemme nella V Catechesi Mistagogica, il fedele, dopo aver preso l’Ostia sulla mano e averla mangiata, badi con attenzione che nessun frammento vada disperso. Non erano sacrileghi Santa Monica, Sant'Agata, Santa Felicita, Santa Perpetua, Santa Maria Maddalena, la Beata Vergine Maria e tutti i santi fedeli laici dei primi secoli cristiani che si comunicavano ricevendo l'Eucaristia sulle mani, quindi non saranno sacrileghi nemmeno coloro che, in questi tempi difficili in cui stiamo vivendo, pur volendo ricevere la Comunione direttamente sulla lingua, col cuore in lacrime preferiranno ricevere la Comunione sulla mano pur di non restare troppo a lungo a digiuno del Pane del Cielo che dona la Vita Eterna.

Se questo post vi è piaciuto e lo ritenete utile, potreste farlo leggere ad altre anime devote inoltrandolo tramite whatsapp o in altro modo conveniente, onde poter contrastare l’arcigna e acida propaganda dei rigoristi, che tanti scrupoli e angustie interiori stanno fomentando nelle anime che amano la vita devota e sono in dubbio sulla liceità della Comunione sulla mano.
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