Racconta un parroco che un bambino povero, avendo la mamma ammalata in una misera soffitta, scrisse una lettera al suo Papà del Cielo e la imbucò nella cassetta delle elemosine. Tra i soldi delle offerte il parroco trovò quella lettera. Commosso da tanta ingenuità, andò all'indirizzo segnato sulla busta per portare un po' di aiuto. Fu così che il buon Dio esaudì la preghiera di quel bambino, che ebbe sempre più fiducia nel Signore e nell'efficacia della preghiera.
Un altro povero bambino di sette anni, credendo di essere solo in chiesa, stando vicino al Tabernacolo ripeteva: "Gesù, sii Tu mio padre. Gesù, sii Tu mio padre". Un signore che, non visto dal bambino, stava pregando lì vicino, gli si avvicinò e gli disse:
-Perché chiedi a Gesù di farti da padre?
-Sono rimasto orfano, non ho più nessuno. Pochi giorni fa è morto mio papà, e morendo mi ha raccomandato: "Prega Gesù perché ti faccia da papà".
Quel signore, commosso, gli disse:
-Il Signore ha esaudito la tua preghiera. Tu hai perduto il papà e io ho perduto il mio unico figlio. Se vuoi venire con me, io sarò il tuo papà, in nome di Gesù!
LA SAPIENZA DEI BAMBINI
Il bambino innocente tende naturalmente a Dio: è un'inclinazione che gli è stata messa nell'anima da Dio stesso nel Battesimo. Il bambino sente Dio, gusta Dio e, se lo si fa riflettere, se si eleva la sua mente e il suo cuore a Dio, ascolta volentieri quando si parla di Lui, e sarà portato a parlargli più spesso di quanto immaginiamo.
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IL RISCHIO DI PERDERE DIO
A un papà o a una mamma fa piacere vedere il loro bambino che si avvicina spontaneamente, non per recitare un complimento imparato a memoria, ma per dire parole di affetto che gli escono dal cuore: "Mamma, quanto sei buona; ti voglio tanto bene... Papà, grazie per il bel giocattolo che mi hai comperato...".
Un papà mi raccontava, commosso, che suo figlio, al quale in occasione del suo compleanno aveva regalato un orologio, ogni tanto, durante il pranzo, si alzava e gli saltava al collo con mille espressioni affettuose come il cuore gli dettava, per esprimergli la sua gioia e la sua riconoscenza per il dono ricevuto.
Anche il Signore regala continuamente ai bambini, suoi figli carissimi, molti doni. E come potrebbe non gioire nel sentirsi ripetere da loro espressioni affettuose di riconoscenza che partono dal cuore, spontanee, e non sempre e solo delle formule imparate a memoria?
Che diremmo di un bambino che si limitasse a ripetere espressioni imparate a memoria da un libro, e non avesse mai una parola tutta sua, neanche in casa con i familiari?
Se non educhiamo i nostri bambini alla preghiera spontanea li priviamo, e con loro priviamo il Signore, di una grande gioia e lasciamo in essi una lacuna che rischia di non colmarsi più. Fatti adulti, troveranno come ostacoli sul loro cammino gli affari e le passioni... e se non sono stati abituati fin da piccoli a usare un linguaggio familiare con Dio, non ne sentiranno il bisogno e consumeranno i loro giorni nella freddezza verso il Signore, "arrangiandosi" come potranno, vivendo da illusi o da disperati, ma comunque in modo sterile e dannoso. E quanti ce ne sono in queste condizioni...!
Se si comincia a studiare una lingua da adulti, non si arriverà mai a una pronuncia perfetta. Così, se con Dio non si impara il linguaggio del cuore fin da bambini, è molto difficile impararlo da adulti.
INSEGNIAMO LA PREGHIERA SPONTANEA
Quando il bambino ha qualche pena, va spontaneamente dalla mamma e in lei cerca aiuto e conforto. Talvolta la mamma lo invita a rivolgersi al papà, se questi può fare qualcosa di più che lei non può fare.
E perché allora non suggerire al bambino di ricorrere anche al Signore e alla Madonna quando ha qualche bisogno, specialmente spirituale, qualche grazia da chiedere o qualche difficoltà da superare? Suggeriamo al bambino di pregare, di domandare ciò che desidera. Così più tardi, da adulto, quando avrà bisogno di qualunque cosa, di riuscire in qualche impresa, saprà a Chi rivolgersi per ottenere luce e forza nei suoi problemi.
Se invece, come già detto, è stato solo educato a dire meccanicamente qualche formula, senza mai conversare intimamente con Dio, a tu per tu, con espressioni sue, più tardi o lascerà del tutto quelle formule, a cui non ha mai dato grande importanza, e che ritiene cose da bambini o da vecchi, o continuerà a dirle senza attenzione, perché non gli ispirano alcuna fiducia, né elevano il suo cuore a Dio, a cui non è mai stato abituato a parlare con la confidenza di un figlio.
E così abbiamo uomini e donne che, mentre da bambini sulle ginocchia della mamma hanno pregato, nell'uso comune dell'espressione, cioè hanno detto delle preghiere, da adulti non pregano più, e vivono senza Dio! Le formule che dicevano da bambini, senza riflettervi, mancavano di calore, e per questo sono rimaste lettera morta per il loro cuore, e non hanno dato vita all'anima. È così che, pian piano, si è spento il gusto di Dio, donato da Dio stesso nel giorno del Battesimo.
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INSEGNIAMO A PREGARE CON LE FORMULE
Che fare dunque? Non insegnare più ai bambini le solite formule di preghiere? No, sarebbe una conclusione sbagliata. La preghiera usuale, espressa con le formule è utile, anche perché può fornire un'ottima base alla preghiera spontanea.
Gesù ci ha insegnato la più sublime formula di preghiera. La Chiesa, nostra Madre e Maestra, prega per tutti, con formule comuni, e ci esorta a ripeterle con i suoi ministri.
Dobbiamo dunque far imparare e far dire le preghiere tradizionali, cercando, ovviamente, che non si riducano ad essere solo parole ripetute meccanicamente.
Bisogna far riflettere i bambini sul significato di quelle parole, perché, quando le recitano, accompagnino con la mente e col cuore ciò che dicono con la bocca.
[Brano tratto da "Lasciate che i fanciulli vengano a Me", di Fratel Candido delle Scuole Cristiane, titolo originale: "Formiamo il bimbo al soprannaturale", "L.I.C.E."]
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