Correva l’anno 1984, in Italia era in corso una combattuta campagna elettorale per eleggere i rappresentanti al Parlamento Europeo. Enrico Berlinguer, segretario generale del Partito Comunista Italiano, mentre in una piazza di Padova teneva un comizio dinanzi a migliaia di persone, venne colto da un malore. Morì dopo essere stato alcuni giorni in stato di coma. La salma venne portata a Roma, presso la storica sede centrale del partito, situata in via delle Botteghe Oscure, ove venne allestita la camera ardente.
Tra le numerose persone che si recarono presso la camera ardente per portare le proprie condoglianze vi fu anche l’onorevole Giorgio Almirante (nella foto a lato), segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano, uno dei partiti politici più anticomunisti della Repubblica Italiana. Fu un gesto che suscitò stupore. E chi poteva immaginare che il leader dei missini, i quali da molti erano considerati come i “lebbrosi della politica”, entrasse nella sede del P.C.I.? Anche se Berlinguer era seguace dell’ideologia comunista, la quale è intrinsecamente perversa, Almirante col suo gesto di umanità manifestò rispetto per un avversario politico e solidarietà per i familiari e gli amici del defunto, affranti dal dolore per la perdita di una persona a cui volevano bene.
Alcuni anni dopo, nel maggio del 1988, morì anche Almirante. Al suo funerale celebrato da Padre Raimondo Spiazzi, teologo domenicano amico personale del leader del M.S.I., parteciparono pure Nilde Iotti e Giancarlo Pajetta, esponenti di spicco del Partito Comunista Italiano. In questo modo anche loro manifestarono il proprio rispetto per uno storico avversario politico.
Si spera che anche i modernisti, almeno di fronte alla morte, mostrino un po’ di benevolenza nei confronti dei loro “avversari”, cioè dei cattolici legati alla liturgia tradizionale, evitando di mettere i bastoni tra le ruote ai parenti di quei fedeli defunti che in vita manifestarono il desiderio di far celebrare il proprio funerale col rito antico.